Gentile Presidente,
La Rete della Donne Alghero desidera rivolgersi alla sua persona, oltre che per complimentarsi con Lei del risultato elettorale ed augurarle buon lavoro, per esprimere profonda indignazione e preoccupazione per la poca rappresentanza femminile nel Parlamento Sardo, un Parlamento monosessuato con sole 4 donne su 60 consiglieri.
Il Parlamento Sardo che abbiamo recentemente eletto conferma una pericolosa fase di stallo della democrazia sarda, una democrazia non ancora matura perché incapace di determinare un'equilibrata rappresentanza dei generi. Una democrazia senza tale equilibrio non può dirsi vera democrazia.
Da troppo tempo questa situazione non viene affrontata con la giusta chiarezza e forza, preferendo, alla ricerca di soluzioni, la reiterazione cieca e ottusa del vecchio modello maschile di gestione del potere, quello che pensa a preservare sé stesso e che esclude le donne.
Il manifesto più grave e clamoroso di questo atteggiamento l'abbiamo potuto vedere nell’agosto del 2013, in occasione della bocciatura in Aula della doppia preferenza di genere nella legge elettorale della nostra Regione, una norma bocciata per la seconda volta, con voto segreto e trasversale, da 45 consiglieri contro 21. Diamo un nome preciso alle cose: quello a cui abbiamo assistito in quella circostanza è un vero atto di femminicidio politico. Un atto vile e irresponsabile, a cui è conseguito questo esito elettorale.
Un esito che ha visto, Sig. Presidente, una significativa quota di astensionismo dal voto riferibile alle donne, sintomo anch'esso di un preoccupante allontanamento delle donne dalla vita politica. Una mancata partecipazione che denuncia la disaffezione di molte donne nei confronti del dibattito pubblico, disaffezione che deriva essenzialmente dal fatto che esse si sentano respinte e scarsamente coinvolte dalla politica tradizionale.
Occorre reagire immediatamente a questo stato di cose, Presidente Pigliaru.
Occorre revisionare il modello della politica, un modello finora curvato unicamente sui tempi, sull'organizzazione e sul linguaggio maschile.
Occorre chiedere alle formazioni partitiche di aprire le loro organizzazioni alle donne, ricercando forme nuove di coinvolgimento e favorendone l'ingresso nei loro organismi dirigenti.
E ancora.
Promuovere l'associazionismo femminile e ogni forma di aggregazione sociale che consenta alle donne di costruire spazi di dibattito, di elaborazione politica e di azione.
Sostenere il progresso delle donne e l’accrescimento del potere di azione delle donne sarde, rimuovendo tutti gli ostacoli sociali e culturali che impediscono alle donne di svolgere un ruolo attivo all'interno dello spazio politico e pubblico.
Incoraggiare le donne e chiedere loro di fare la propria parte, responsabilmente.
Occorre infine mettere in atto misure urgenti che operino nella direzione del riequilibrio tra i generi e del riconoscimento del ruolo paritario delle donne in politica, dando piena attuazione ai principi della nostra Costituzione e della Legge Statutaria della Sardegna.
Ecco perché, Presidente Pigliaru, Le chiediamo di inserire immediatamente nell’agenda politica del Consiglio regionale una legge elettorale che introduca la doppia preferenza di genere, così come ha già fatto la Regione Campania. Questa decisione da parte sua sarebbe il segnale di cui c'è veramente bisogno per indicare in modo chiaro e netto a tutti noi sardi, donne e uomini, quale tipo di società vogliamo costruire e che tipo di comunità dobbiamo riuscire ad essere.
Sig. Presidente, la Sardegna si prepara ad affrontare importanti e complesse sfide, in alcuni casi vere e proprie emergenze: l'occupazione e il sostegno alle nostre imprese, la ricerca e l'elaborazione di nuovi modelli di sviluppo, la lotta all'esclusione sociale, la crescita dei nostri giovani attraverso il rafforzamento della loro istruzione e delle loro competenze.
Il contributo che le donne possono e devono dare su questi temi è di fondamentale importanza. La mancata partecipazione delle donne a questi processi sociali e decisionali avrebbe un costo grandissimo in termini di innovazione e di sviluppo per la Sardegna, un costo che la nostra società sarda non può permettersi di sostenere. Continuare a rinunciare all'energia intellettuale delle donne, alla loro esperienza, alla loro competenza e sensibilità, al loro sguardo sul mondo, sarebbe un errore grave e comporterebbe una grande perdita per la nostra economia. La Sardegna ha bisogno delle sue donne.
E allora, Presidente Pigliaru, faccia quel che serve ed è giusto. Decida di costruire una Sardegna democratica – davvero.
Alghero, 8 marzo 2014
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Ci auguriamo davvero che il presidente Pigliaru vorrà dare asolto alle donne di Alghero... e con loro a tutte le donne sarde. E A TUTTI I POLITICI DICIAMO: ASCOLTATE LE DONNE!
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