sabato 1 novembre 2014

1 novembre contro l'ISIS: a Cagliari in Piazza Garibaldi

il 1 novembre 2014 Manifestazione globale contro lo Stato Islamico, per Kobane e per l’Umanità: a Cagliari l'appuntamento è alle 15,30 in Piazza Garibaldi.
Il duro assedio attuale, dei criminali dell'ISIS a Kobane, regione curda nel nord della Siria, è solo l'ultimo di una serie di violenti attacchi a quest'area. Nel gennaio di quest’anno i curdi di Rojava (Kurdistan occidentale) hanno costituito amministrazioni locali sotto forma di tre cantoni, uno dei quali è Kobane. Al nord della zona si trova il confine turco, mentre tutti gli altri lati sono circondati da territori già controllati dai miliziani fanatici dell'ISIS, i quali avanzano con forti dotazioni di armi pesanti di fabbricazione USA, perpetrando una efferata carneficina (secondo i curdi "il più brutale genocidio della storia moderna"). Armati solo di armi leggere, gli abitanti di Kobane resistono da soli, assistiti unicamente dalle Unità di Difesa del Popolo e dalle ormai celebri unità di resistenza in cui tanto ruolo hanno le donne - senza alcun aiuto internazionale, e senza nessun sostegno dalla vicina Turchia. Non solo la cosiddetta coalizione internazionale per combattere ISIS non aiuta la resistenza all'Isis in modo efficace, ma in particolare la Turchia (il cui governo è tradizionalmente nemico della minoranza curda), è ritenuta addirittura tra i sostenitori finanziari e militari del terrorismo dello "Stato islamico" in Iraq e Siria. Per questo, dicono gli organizzatori, è urgente e vitale una mobilitazione internazionale e per questo è importante la Manifestazione Globale del 1 novembre. 

Raccogliamo dunque il loro appello:
Vi chiediamo di unirvi alla Manifestazione Globale per Kobanê. Invitiamo le persone in tutto il mondo a mostrare la loro solidarietà con Kobanê. Scendete in piazza e manifestate, dovunque viviate. Se il mondo vuole democrazia in Medio Oriente sostenga la resistenza kurda a Kobanê. 
Solo l’autonomia democratica nel Rojava e il suo modello (chei pratica una posizione laica, non settaria, di unità nella diversità) può promettere un futuro libero per tutti i popoli in Siria.  

sabato 26 luglio 2014

In autunno a Sassari. Le donne, il cinema: filmare il femminismo

A Sassari, il 22 e 23 ottobre 2014, la III° edizione del Forum Annuale delle Studiose di Cinema e Audiovisivi, con tema Le donne, i cinema: filmare il femminismo. Tempo fino al prossimo 20 agosto per inviare contributi, scrivendo a fascina@uniss.it • Quanti sono i film che raccontano le vicende del femminismo storico, pur così importanti per l'evoluzione di tutta la società? pochissimi! altrettanto labili le tracce lasciate sugli schermi dai movimenti femminili degli anni Settanta, che hanno rivoluzionato la morale sessuale e il diritto di famiglia. 
Scrive il blog di FASCinA: che le pratiche femministe di allora fossero “invisibili agli occhi”, compreso quello meccanico e per solito accogliente della macchina da presa, è una questione che, ancora oggi, ci interroga. Non si tratta di lamentare una assenza, o una censura dello sguardo (che forse in parte può essersi consumata), quanto piuttosto di riflettere sul rapporto fra femminismo e cinema. E’ possibile raccontare le avventurose storie del femminismo attraverso le immagini in movimento? Quello del cinema è uno sguardo sufficientemente perspicace per dire la politica delle donne senza tradurla in apparato ideologico, senza cedere alle lusinghe (narrative e di mercato) del bozzetto di costume? A queste e ad altre "domande difficili" cercherà di rispondere il convegno del prossimo autunno, che si articolerà in 4 direzioni:
1. le femministe "storiche" e il cinema dei collettivi
2. la Tv delle donne
3. filmabili differenze
4. tessiture elettroniche

venerdì 2 maggio 2014

La Nuova Sardegna e il linguaggio giornalistico della vecchia cultura misogina

L'informazione che minimizza la violenza contro le donne usando sconsideratamente le parole trasmette e perpetua proprio quella cultura pericolosa su cui la normalità della violenza mette radici. 

Ma il quotidiano La Nuova Sardegna non lo sa. Per questa testata un ragazzo (già macchiatosi di violenze varie volte) va a casa dalla fidanzata e la prende a calci e pugni “per darle una "lezione”: e si, ha esagerato, ma tra le righe di una notizia che vorrebbe essere riportata in modo neutro si legge una comprensione che non capiamo, rafforzata in chiusura dell’articolo dallo sfogo (si presume comprensibile) del pestatore che dice: Signor giudice, lo dica anche a lei di starmi alla larga, che non la voglio vedere più. Ah bè. E quanti avranno commentato, a questa lettura che si, insomma, in fondo quella se l’è pure cercata.. o no?
Forse ci sarebbe anche sfuggito, ma il fatto è che ci sovviene di diversi altri casi; ad esempio un altro bell’articolo dello stesso giornale, simpaticamente umoristico sul tema "pacche sul sedere". In questo caso una "pacca" assestata con violenza e non senza conseguenze, dal finestrino di un’auto a una ragazza che faceva jogging - seguita da una sacrosanta denuncia. 
Olbia, costa cara (cara?) la “bravata” dall’auto a due giovani, scriveva la Nuova Sardegna. Poverini, aggiungiamo noi. Potevano solo ammazzarla, facendola sbattere contro il guard rail. Farle male, e offenderla, nel minore dei casi - come è avvenuto. Machevvuoi che sia? sembra dire l'autore: sia contenta invece, che qualcuno l'ha notata!
[nb - la figurina eloquente alla shottata dell'articolo l'abbiamo aggiunta noi].
Solo uno fra i tanti pezzi che malcelatamente ironizzano su storie che divertenti non sono, e sembra di vederli, questi giornalisti, mentre si strizzano l'occhiolino.. e che ssarà mai, adesso si viene criminalizzati per una pacca sul sedere..!
Complimenti, che #giornalismo. E' questa un’informazione degna di questo nome? O non è forse il caso di qualche aggiornamento professionale?

Tornando al pezzo di cui sopra, alcune giornaliste hanno rivolto una lettera al direttore:
Gentile Direttore,
vogliamo invitarla a rileggere l’articolo pubblicato sul suo sito il 30 aprile dal titolo “Lei lo sveglia troppo presto e lui la riempie di botte”, a firma lu.so. , per riflettere con noi sul tono dello scritto e su alcuni passaggi che ne fanno un testo grave, violento, misogino e scorretto, irrispettoso nei confronti della donna picchiata e dunque di noi tutte e tutti.
Rileggendolo, infatti, le salterà agli occhi che gravi e gravissimi episodi di violenza vengono trattati dal punto di vista di chi commette il reato, sovvertendo le basilari regole di informazione e trasformando quello che dovrebbe essere un articolo giornalistico in un comunicato stampa redatto dal colpevole o da un maldestro difensore.
Fatti di gravità assoluta come “non ha nemmeno bussato, ha scavalcato il cancello” e “dopo averle dato una lezione” vengono rivestiti di un’ emotività quasi condivisibile da altri svegliati la mattina alle 9 dalla telefonata della fidanzata, invece che essere identificati ed annotati come reati penali quali sono. Al delinquente viene anche lasciata l’ultima parola, una battuta gradassa che conclude (in)degnamente il pezzo.Noi chiediamo e pretendiamo che chi si occupa di informazione inizi a chiamare le cose con il proprio nome e che si smetta di sminuire qualsiasi forma di sopruso se commessa da ex, fidanzati, mariti o aspiranti amanti respinti, e La invitiamo a rivedere l’articolo in questione. Siamo sicuri che di fronte agli episodi di violenza contro le donne lei non intenda avallare l’idea che, come suggerisce l’articolo, occorra “pestarne una per educarne cento”.
In attesa di un Suo riscontro
Emanuela Valente (blogger), Alessandra Di Pietro, Cinzia Romano, Paola Tavella (giornaliste)

La lettera è sottoscritta inoltre da:
Valentina Maran (blogger), Gaja Cenciarelli (scrittrice e traduttrice), Mario Benvenuto (docente e designer), Ricciocorno Schiattoso (blogger), Vittoria Camboni Candeloro (Movimento per l’Infanzia), Giorgio Caramanna (ricercatore), Ylenia Politano (giornalista), Slavina (scrittrice e regista), Maria Luisa Canna (infermiera), Ettore Siniscalchi (giornalista), Graziella Rocca, Silvana Renoldi, Alessia Guidetti, Nataniela Piccoli, Andrea Mazzeo (spec. Psichiatria), Viviana Pizzi (giornalista e blogger), Irene Cappai, Giulia Penzo, Irene Cappai (infermiera pediatrica), Milena Palladini, Laura Cutaia (ricercatrice).

Molte altre adesioni stanno arrivando, se volete unirvi potete scrivere e a inquantodonna@gmail.com

giovedì 13 marzo 2014

Lettera aperta al Presidente Pigliaru

Gentile Presidente,
La Rete della Donne Alghero desidera rivolgersi alla sua persona, oltre che per complimentarsi con Lei del risultato elettorale ed augurarle buon lavoro, per esprimere profonda indignazione e preoccupazione per la poca rappresentanza femminile nel Parlamento Sardo, un Parlamento monosessuato con sole 4 donne su 60 consiglieri.

Il Parlamento Sardo che abbiamo recentemente eletto conferma una pericolosa fase di stallo della democrazia sarda, una democrazia non ancora matura perché incapace di determinare un'equilibrata rappresentanza dei generi. Una democrazia senza tale equilibrio non può dirsi vera democrazia. 
Da troppo tempo questa situazione non viene affrontata con la giusta chiarezza e forza, preferendo, alla ricerca di soluzioni, la reiterazione cieca e ottusa del vecchio modello maschile di gestione del potere, quello che pensa a preservare sé stesso e che esclude le donne. 
Il manifesto più grave e clamoroso di questo atteggiamento l'abbiamo potuto vedere nell’agosto del 2013, in occasione della bocciatura in Aula della doppia preferenza di genere nella legge elettorale della nostra Regione, una norma bocciata per la seconda volta, con voto segreto e trasversale, da 45 consiglieri contro 21. Diamo un nome preciso alle cose: quello a cui abbiamo assistito in quella circostanza è un vero atto di femminicidio politico. Un atto vile e irresponsabile, a cui è conseguito questo esito elettorale.
Un esito che ha visto, Sig. Presidente, una significativa quota di astensionismo dal voto riferibile alle donne, sintomo anch'esso di un preoccupante allontanamento delle donne dalla vita politica. Una mancata partecipazione che denuncia la disaffezione di molte donne nei confronti del dibattito pubblico, disaffezione che deriva essenzialmente dal fatto che esse si sentano respinte e scarsamente coinvolte dalla politica tradizionale.
Occorre reagire immediatamente a questo stato di cose, Presidente Pigliaru. 
Occorre revisionare il modello della politica, un modello finora curvato unicamente sui tempi, sull'organizzazione e sul linguaggio maschile.
Occorre chiedere alle formazioni partitiche di aprire le loro organizzazioni alle donne, ricercando forme nuove di coinvolgimento e favorendone l'ingresso nei loro organismi dirigenti. 
E ancora. 
Promuovere l'associazionismo femminile e ogni forma di aggregazione sociale che consenta alle donne di costruire spazi di dibattito, di elaborazione politica e di azione.
Sostenere il progresso delle donne e l’accrescimento del potere di azione delle donne sarde, rimuovendo tutti gli ostacoli sociali e culturali che impediscono alle donne di svolgere un ruolo attivo all'interno dello spazio politico e pubblico.
Incoraggiare le donne e chiedere loro di fare la propria parte, responsabilmente. 
Occorre infine mettere in atto misure urgenti che operino nella direzione del riequilibrio tra i generi e del riconoscimento del ruolo paritario delle donne in politica, dando piena attuazione ai principi della nostra Costituzione e della Legge Statutaria della Sardegna.
Ecco perché, Presidente Pigliaru, Le chiediamo di inserire immediatamente nell’agenda politica del Consiglio regionale una legge elettorale che introduca la doppia preferenza di genere, così come ha già fatto la Regione Campania. Questa decisione da parte sua sarebbe il segnale di cui c'è veramente bisogno per indicare in modo chiaro e netto a tutti noi sardi, donne e uomini, quale tipo di società vogliamo costruire e che tipo di comunità dobbiamo riuscire ad essere.
Sig. Presidente, la Sardegna si prepara ad affrontare importanti e complesse sfide, in alcuni casi vere e proprie emergenze: l'occupazione e il sostegno alle nostre imprese, la ricerca e l'elaborazione di nuovi modelli di sviluppo, la lotta all'esclusione sociale, la crescita dei nostri giovani attraverso il rafforzamento della loro istruzione e delle loro competenze. 
Il contributo che le donne possono e devono dare su questi temi è di fondamentale importanza. La mancata partecipazione delle donne a questi processi sociali e decisionali avrebbe un costo grandissimo in termini di innovazione e di sviluppo per la Sardegna, un costo che la nostra società sarda non può permettersi di sostenere. Continuare a rinunciare all'energia intellettuale delle donne, alla loro esperienza, alla loro competenza e sensibilità, al loro sguardo sul mondo, sarebbe un errore grave e comporterebbe una grande perdita per la nostra economia. La Sardegna ha bisogno delle sue donne. 
E allora, Presidente Pigliaru, faccia quel che serve ed è giusto. Decida di costruire una Sardegna democratica – davvero. 
Alghero, 8 marzo 2014

Se condividi questa lettera, grazie per diffonderla e firmarla: QUI. 



Ci auguriamo davvero che il presidente Pigliaru vorrà dare asolto alle donne di Alghero... e con loro a tutte le donne sarde. E A TUTTI I POLITICI DICIAMO: ASCOLTATE LE DONNE!

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martedì 18 febbraio 2014

Non è sfacciato al limite del fuorilegge, il nuovo Consiglio Regionale della Sardegna?

Il nuovo presidente Pigliaru forse rimedierà in qualche modo al momento di formare la giunta. Il nuovo consiglio regionale, però, dovrebbe essere considerato illegittimo. Già era un disastro prima, ora è anche peggio: è vergognosamente squilibrato; non rappresenta in alcun modo le donne, è una vergogna per la Sardegna. Ancora più maschile di quanto fosse prima, e non ci si venga a dire che ci vuoi fare? le donne non sono state votate! perché se solo avessere avuto pari opportunità lo sarebbero state eccome. Ma l'affossamento che, con il rivoltante trucchetto del voto segreto, è stato fatto nella legislatura precedente della legge sulla doppia preferenza ha dato i suoi frutti. 
Marci. 
E così, sarebbe questo, il "cambiamento" che ci tocca vedere.
56-57 maschi e solo 3 donne. Massimo 4, alla fine dei giochi. 
Sarebbe una situazione da denunciare sal TAR.
Ed ecco qui il bello spettacolo con cui l'isola si presenta al mondo, non in era pre-1946, ma oggi: 18 febbraio 2014.

lunedì 10 febbraio 2014

Candidati alle elezioni regionali: rispondete alle donne

Pochi giorni per decidere: il 16 febbraio la Sardegna vota per il nuovo Consiglio Regionale e il nuovo presidente della Giunta. Eppure molti ancora nemmeno sanno che si deve andare a votare.. e fra chi lo sa è altissimo il numero degli indecisi e di chi pensa di astenersi. Un quadro sconfortante, considerato che la Sardegna ha bisogno di scelte urgenti e di visioni radicalmente nuove, in economia, ambiente, politiche di genere. E abbiamo bisogno di più donne e pensiero femminile.
A proposito di democrazia paritaria: nella scorsa legislatura il Consiglio Regionale uscente ha dato di sé pessimo spettacolo rifiutando di inserire la doppia preferenza di genere nella nuova Legge Elettorale. Andrà meglio con il prossimo? Le donne esigono, e meritano, di sapere con precisione quali sono anche in questo senso gli orientamenti dei candidati. Per questo Snoq Cagliari ha condensato in questo video le domande che come elettrici rivolgiamo loro. 



Candidati: rispondete! Prima di votare vogliamo conoscere le vostre posizioni senza reticenze.

In attesa di conoscere le risposte, vi ricordiamo chi sono i candidati:

•  0. per il Movimento 5Stelle, che non si presenta, nessun candidato;
• 1. per il PD e il Centrosinistra, tramontata la candidatura della vincitrice delle Primarie Francesca Barracciu (ritiratasi in seguito ad aver ricevuto un avviso di garanzia), il candidato è Francesco Pigliaru;
• 2. per il Centrodestra si ripresenta il governatore in carica, Ugo Cappellacci; chi è contento di come è andata fin qui va sul sicuro;
• 3. i candidati “minori” sono: Pier Franco Devias (Fronte Indipendentista Unidu), Mauro Pili (ex-Pdl, per Unidos), Gigi Sanna (Mov. Zona Franca); 
• 4. unica donna la coraggiosa Michela Murgia, per Sardegna Possibile. 

I 59 seggi che verranno assegnati saranno così ripartiti: 20 i seggi alla circoscrizione di Cagliari, 12 a Sassari, 6 a Nuoro e a Oristano, 4 nel Medio Campidano, 4 a Carbonia Iglesias, 2 per l’Ogliastra e 5 a Olbia Tempio. 

domenica 9 febbraio 2014

Murgia, Renzi, la forza delle donne, la paura maschile e la politica della paura

Il (concretissimo) rischio che, anche per la nuova legge elettorale, si ricorra per l'ennesima volta al voto segreto per scongiurare emendamenti paritari, porta miseramente alla luce un timore che letteralmente attanaglia i politici maschi: il rischio di dover competere con le donne e dover, eventualmente, far loro posto. In Sardegna questo spettro prende corpo nelle parole di Matteo Renzi, sbarcato ieri sull'isola a invocare il "voto utile", che tanto utile non si è mai dimostrato, specialmente se si parla degli interessi femminili e, più in generale, dei temi cari alla politica femminile
"Il rischio vero è continuare a scegliere persone in nome di un ideale ma così si fa perdere il centrosinistra. Il voto alla Murgia mette a posto la coscienza, ma il voto a Pigliaru mette a posto la Sardegna", dichiara Renzi. E la sola risposta che sale alla mente è che, beh.. se scegliere persone in nome di un ideale - e in base a coscienza - fa perdere il centrosinistra".. forse il centrosinistra merita di perdere

Non prendiamoci in giro, per favore. Se Renzi si fosse astenuto dal lanciare anatemi di paura contro Murgia, forse questo post non sarebbe uscito. Ma riteniamo che se, finalmente, una donna decide di confidare in se stessa, sfidando da sola l'establishment rigidamente maschile, con programmi e contenuti, non si possa dribblare l'ostacolo accusandola con leggerezza di favorire la "destra".
E ci sovviene che la politica della paura è uno strumento tipicamente maschile, della più trita politica autoritaria. Assecondarla per tanto tempo ci ha portato in un vicolo cieco; per questo ci auguriamo che il ricatto pauroso del "voto utile" abbia fatto il suo tempo.
Quello che dovrebbe interessare davvero sono poche cose, e precise: la storia personale delle persone che si candidano, i loro programmi, le persone scelte per la propria squadra e il metodo con cui le scelgono.
Ps • il loghino "madreterra" nella foto di Murgia NON fa riferimento a nessun gruppo o organizzazione, ma a un ideale, appunto, che pensiamo dovrebbe essere al centro delle preoccupazioni di tutt*. L'abbiamo aggiunto noi: non ci è sfuggita l'attenzione di Murgia, infatti, per il rispetto ambientale e la sostenibilità come guida alle scelte di sviluppo.


sabato 1 febbraio 2014

1 febbraio le donne sarde con #Womenareurope

Donne sarde, donne italiane, donne spagnole, donne europee: una sola battaglia: per un'Europa laica e dei diritti. Per questo le donne di tutta Italia si stanno unendo alla rete #Womenareurope.
Oggi, 1 febbraio, l'appuntamento "insieme" a tutte le donne europee, è a Cagliari: via Garibaldi ang. via Oristano. Portate se potete una sciarpa viola e il cartello "yo decido".