La
legge 162 del 1998 è una legge nazionale ad applicazione regionale, che in Sardegna ha visto la sua applicazione più innovativa e adeguata ai bisogni delle persone con grave disabilità. I piani personalizzati 162 consentono di superare la vecchia visione del disabile come soggetto da istituzionalizzare e aprono la strada all’inclusione in famiglia, a scuola e nella società più in generale.
Il piano personalizzato cosi finanziato, consente interventi socio-assistenziali ed educativi da svolgere al domicilio del disabile anziché in istituto, permettendo, tra l’altro, un importante sgravio ai conti pubblici che beneficiano della domiciliarietà dei servizi, certamente meno costosa delle istituzionalizzazioni. La 162, cosi come la conosciamo in Sardegna, è il fiore all’occhiello della sanità regionale e delle politiche sociali sull’handicap, cosi all’avanguardia da essere portata come modello. Il modello Sardegna dovrebbe essere baluardo e bandiera di tutta la politica, regionale e nazionale, e dovrebbe essere esteso a tutte le altre regioni. In realtà nel resto d’Italia, nascono sempre più spesso comitati e movimenti che vorrebbero l’applicazione della 162 con gestione indiretta (cioè con la possibilità di scegliere gli operatori da parte del disabile o della famiglia) così come è in Sardegna, invece nel resto della penisola, i soldi stanziati sono pochissimi e non è permesso scegliere; un'ora alla settimana di un operatore mandato dal comune deve bastare alle famiglie, l’alternativa è l’istituto.
Riguardo all’autismo, il finanziamento 162 permette di implementare l’intervento terapeutico dei bambini, rispetto alla scarsa copertura offerta dal SSN. La 162 è quindi un sistema che consente di ottimizzare gli interventi lasciando il disabile in seno alla famiglia e quindi, nella società, cosi come dovrebbe essere applicato il vero principio di inclusione sociale.
Una “buona prassi”, di quelle che consentono miglioramenti nella qualità della vita delle persone in difficoltà e consentono, al medesimo tempo, una riduzione dei costi sui conti pubblici.
Dal 2004 ad oggi le coperture per la 162, provenienti dal fondo per la non autosufficienza, sono aumentate costantemente e per il 2015 sono di 104 milioni di euro.
Già da diversi mesi avevamo sentore che il fondo sarebbe stato tagliato, a febbraio siamo riusciti a scongiurare un taglio cospicuo in bilancio. E dopo mesi di attesa, con la delibera 33/11 del 30 giugno 2015 i tagli si sono concretizzati. I piani con punteggio inferiore ai 70 punti, una platea di circa 30 mila soggetti disabili, subiscono tagli che vanno dai 250 ai 150 euro annui.
Taglio irrisorio per taluni, mortificante per noi.
Mortificante perchè non salva le sorti della sanità regionale ma è un chiaro segnale.
Un segnale allarmante, ci stanno dicendo “questo sistema non vale poi cosi tanto” considerando forse che l’istituto sia più valida alternativa e ci chiediamo per chi, visto che la collettività avrebbe costi triplicati. Le famiglie sono sul piede di guerra, NON si può tornare indietro e non si tornerà indietro. Attendiamo ancora gli sviluppi in consiglio regionale e portiamo avanti, come Comitato delle famiglie per l’applicazione della 162 e insieme all’Abc Sardegna, le nostre azioni diplomatiche con i consiglieri regionali di ogni parte politica, che in diverse occasioni hanno criticato il taglio.
Il 24 luglio si svolgerà a Sassari un incontro tra il direttivo del Comitato e dell’Abc Sardegna con le associazioni del nord Sardegna, al fine di aggiornare e discutere un’azione comune ed incisiva per chiedere ed esigere il necessario cambio di direzione da parte della Giunta regionale. Ne va del futuro dei nostri figli, ne va dell’applicazione di una “buona prassi” che NON deve diventare storia che fu.
La Regione Sardegna aveva fatto della Legge dello Stato 162/92 un fiore all'occhiello, perché era stata una delle prime regioni ad applicarne le norme innovative a sostegno della disabilità. Il comunicato della presidente di SensibilMente segue la decisione della regione di colpire, con la spending review, proprio la sua applicazione. Ma allora le leggi per le buone pratiche che le facciamo a fare?
Le norme della legge 162/92 sono volte a:
• promuovere il diritto a una vita indipendente delle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell’autonomia personale e agevolare la loro piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nella società;
• prevenire e rimuovere le condizioni invalidanti o che impediscono lo sviluppo della persona umana, perseguire il recupero funzionale e sociale, superare stati di emarginazione e di esclusione sociale;
• sostegno alla famiglia nel suo compito fondamentale di educazione e di cura, garantire così a tutti, cominciando dai bambini, il diritto vitale di vivere e crescere in famiglia, luogo naturale e sociale privilegiato per la crescita e lo sviluppo;
• migliorare la qualità della vita della persona con disabilità e delle loro famiglie;
• favorire l’inclusione sociale e la deistituzionalizzazione con riduzione drastica dei costi sociali, costi nettamente inferiori per gestire il servizio di aiuto alla persona confrontato con ogni tipo di istituzionalizzazione;
• la creazione o il rafforzanento della rete dei servizi intorno alla persona e il collegamento fra essi (comunità, scuola, sanità, ecc.);
• centralità e promozione della famiglia e di servizi “umanizzati”, con piani personalizzati, che tengono conto delle caratteristiche e delle esigenze specifiche di ogni persona con disabilità, che prevedono anche la possibilità della “scelta” dell’operatore da parte dell’interessato e/o della sua famiglia.